Un articolo dell’Avv. Matteo Maria Perlini (delegato provinciale Federprivacy), che troviamo anche su Ciociaria Oggi e Latina Oggi, ci spiega che  per il contenimento del Covid-19, il Governo è al lavoro per l’introduzione di applicazioni di tracciamento, in analogia con l’esperienza sudcoreana.

Il dibattito è aperto, perchè tale soluzione presenta non solo vantaggi, ma anche rischi. Privacy e salute sono veramente in conflitto, come comunemente si pensa? Assolutamente no, la privacy non ostacola affatto l’adozione di misure informatiche che consentano il tracciamento delle persone.

La normativa europea (GDPR) prevede, infatti, già tutti gli strumenti per consentire il trattamento di dati personali, anche sensibili, in circostanze eccezionali, come quella che stiamo vivendo; privacy e salute possono coesistere ed essere complementari tra loro, anche in questo momento di emergenza.

Il Garante, in un’intervista rilasciata a Federprivacy il 23 marzo, ha ricordato che la privacy non è un inutile e noioso orpello burocratico, ma è un diritto di libertà fondamentale dell’individuo.

E’ possibile una deroga, purché non irreversibile; l’emergenza non deve essere, in altri termini, un punto di non ritorno, ma un momento in cui modulare prudentemente il rapporto tra norma ed eccezione.

E’ fuorviante dichiararsi pro o contro soluzioni di tracciamento, perchè si può raggiungere l’obiettivo di contenimento del virus, creando app conformi alle norme e capaci di tutelare la privacy dei cittadini.

E’ quindi da ritenere legittimo il tentativo del Governo volto ad individuare strumenti tecnologici per la lotta alla pandemia, purché questi siano in grado di tutelare tutti i diritti fondamentali delle persone.

E’ opportuno che il nostro Governo, nel selezionare l’applicazione che intende adottare, valuti preventivamente:

  • chi raccoglierà i dati, come e in quale contesto saranno raccolti e chi ne avrà accesso;
  • la necessità e la pertinenza dei dati per raggiungere gli obiettivi;
  • se esistono trattamenti meno invasivi per raggiungere lo stesso fine;
  • se è garantita la sicurezza contro possibili violazioni e abusi;
  • come saranno usati e archiviati questi dati, e infine come saranno distrutti quando non più necessari a gestire la crisi.

Via libera, quindi, all’adozione di tecnologie digitali efficaci nel combattere la diffusione del Coronavirus, ma prevedendo limitazioni delle libertà, strettamente indispensabili, proporzionali all’efficacia attesa e soprattutto temporanee. Rispetto della privacy vuol dire: lotta al  Coronavirus con tecnologie digitali efficaci, ma nel rispetto dei diritti fondamentali democratici.